.......SARTORIA FARANI     inglese

 

faraniDopo alcune esperienze radiofoniche alla Rai di Torino, un giovane Piero Farani arriva a Roma in cerca di fortuna nel clima carico di entusiasmo degli anni del boom economico.

Il cinema italiano sta vivendo il suo momento magico carico di straordinaria creatività e sulle scalinate di Trinità dei Monti si ritrovano molti di quei giovani che faranno grande e insuperato quel momento storico: Paolo Poli, Giancarlo Cobelli, Gian Maria Volontè, Franco Zeffirelli e molti, molti altri.

E’ in questo particolare clima che Farani decide di seguire l’amico Danilo Donati come assistente nella sartoria Annamode ; fu subito folgorazione, in quel laboratorio si ricompongono le tessere di un mosaico personale, il suo talento emerge e quel lavoro sarà l’unica vera passione della vita.

Da semplice assistente diventa direttore di sartoria e dopo alcuni anni decide di mettersi in proprio; supportato dall’astro nascente di Donati nel Settembre del '62, nella storica sede di Viale Mazzini, inaugura il suo laboratorio e il primo spettacolo che si realizza è un Amleto con Proclemer/Albertazzi, regia di Zeffirelli, costumi Danilo Donati.

Gli anni '60 sono caratterizzati dalle collaborazioni di Donati con Pasolini, per il quale disegna i costumi di ben 9 dei 13 film del regista friulano; con Zeffirelli, grazie al quale,dopo varie Nomination, vince il primo Oscar per i costumi di Romeo e Giulietta nel '68; Con Fellini, altro Oscar nel '76 per Casanova.

Film e costumi che hanno segnato un’epoca nei quali la collaborazione tra Farani e Donati ha rivoluzionato i canoni classici del far costume sperimentando nuove tecniche, usando materiali inconsueti, creando le “materie”.

Non possiamo tralasciare altre storiche produzioni come La bibbia di J.Houdson o barbarella di Vadim, film citato proprio per i costumi avvenieristici in tutti i testi di moda e costume.

Ma sono anche gli anni del magico bianco e nero, degli indimenticabili show del sabato sera, da Studio 1 a Canzonissima, si vestono miti del calibro di Mina e Delia Scala, il meraviglioso Leonardo di Castellani con i costumi di un altro grande del teatro, Ezio Frigerio.

Alla fine degli anni '70 il grande cinema italiano inizia il suo declino e la sartoria si orienta verso le produzioni liriche e teatrali collaborando con i piu’ importanti teatri del mondo.

Una nuova generazione di registi e costumisti entra a far parte della sartoria Farani; Lele Luzzati e Santuzza Calì, Franca Squarciapino, Mauro Pagano,  Maurizio Scaparro, Gabriele Lavia e Andrea Viotti.

Piero Farani ha talmente amato il suo lavoro, la sua sartoria che si è sempre definito un artigiano e conoscendo profondamente il valore di quello che aveva creato, non voleva che tutto si disperdesse così, con grande lungimiranza, all’inizio degli anni 80 ha scelto Luigi Piccolo (Giuti) come suo ideale continuatore.

Negli stessi anni la sartoria si trasferisce nella sede attuale a Trastevere.

Dopo la sua scomparsa nel '97, Piccolo ha definitivamente preso in mano il timone dell’azienda e pur continuando la tradizione della sperimentazione, ha virato verso lo studio e la ricostruzione storica del costume.

Partendo da un piccolo fundus creato da Farani, Piccolo ha continuato a collezionare abiti autentici ed oggi la collezione privata conta oltre mille pezzi che vanno dalla metà del 700 alle collezioni di Alta Moda degli anni '60.

Nell’ ultimo decennio si sono organizzate diverse mostre con l’intento di sostenere,valorizzare e divulgare l’alto valore culturale dell’artigianato.

E come tutte le tradizioni che si tramandano, come tutte le storie che continuano, da diversi anni Piccolo è supportato da Lina Cardone, giovane e tenace collaboratrice.